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Archive 81-Universi alternativi- La recensione

Buon pomeriggio Oscuri. Con un po’ di ritardo, in un solo weekend, ho recuperato Archive 81, nuova serie Netflix prodotta da James Wan che, almeno su carta, vanta ottime premesse. Ispirata all’omonimo podcast annovera tra i suoi sviluppatori nomi quali Evan Bleiweiss (The Vampire Diaries), Bobak Esfarjani (WandaVision), e Rebecca Sonnenshine (The Boys). Per quanto riguarda invece la regia, si sono alternati Rebecca Thomas (Stranger Things), e la coppia formata da Justin Benson e Aaron Moorhead (Synchronic).

Le tematiche trattate non possono che attirare gli appassionati di horror: culti antichi, misteri, spiritismo e stregoneria. Ma a mio parere, non tutti gli spunti messi in gioco vengono esplorati con la stessa efficacia.

La trama di Archive 81 – Universi alternativi è incentrata sulle vicende di Dan Turner, un restauratore di pellicole, che viene contattato da una misteriosa multinazionale per svolgere un lavoro ben pagato. Dovrà restaurare dei filmati scampati alle fiamme presso una struttura isolata, nella quale sarà l’unico ospite. Dan scoprirà che i video fanno parte di un progetto realizzato nel 1994 dalla studentessa Melody Pendras, all’interno di un condominio di New York, conosciuto come il condominio Visser. Via via Dan capirà in cosa era incappata Melody, svelando quello che sembra essere un collegamento con la tragica storia della sua famiglia.

Intorno a questo intreccio temporale, tra passato e presente, si sviluppa il mistero. I filmati su cui lavora Dan si trasformano in girato classico, e per lunghi tratti degli episodi si rimane sulla soggettiva di Melody. Due punti di vista che si alternano, e forse svelano troppo, e penalizzano un vero e proprio legame empatico tra spettatore e personaggi, nonostante le interpretazioni siano in grado di rendere bene paura e frustrazione.

Degna di nota è la presenza di contenuti derivativi, metatestuali. I nastri video in primis, ma fanno parte della storia anche le numerose citazioni cinematografiche, dipinti, brani musicali e coreografie di ballo. Tutte forme di espressione artistica. Tra questi bonus extra, diciamo così, ho apprezzato in modo particolare la vecchia pellicola, il found footage e relativo snuff movie anni ’20, e tutta la storia che si cela dietro ai pochi fotogrammi sgranati in grado di esaltare, quelli sì, la mia fantasia.

Il risultato complessivo è quello di un prodotto ‘per appassionati’, capaci di chiudere un occhio su alcuni passaggi non proprio a fuoco, che sembrano sbrigati frettolosamente, compresa la deriva fantascientifica non ben esplicata. Così come il finale, che può essere definito semi-aperto… o semi-chiuso, a seconda che si voglia continuare nella visione, per scoprire che piega prenderà la seconda stagione.

MiriamPalombi

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