cinema & TV, recensioni

SPEAK NO EVIL- la recensione

Si è parlato molto del film Speak No Evil. Le considerazioni che mi hanno maggiormente incuriosita sono state quelle di Flavio Troisi, autore e ghost writer, sul suo canale youtube Broken Stories. Poi, con l’approdo della pellicola in una delle maggiori piattaforme di streaming sono riuscita finalmente a capire di cosa si trattava, annullando quasi del tutto l’idea che mi ero fatta. Ero convinta di essere pronta. Sbagliavo.

La trama è molto semplice, al limite del banale: due famiglie, una olandese composta da Patrik, Karin e il figlio Abel, bambino problematico, e una danese formata da Bjorn, Louise e la figlia Agnes, si incontrano durante una vacanza in Toscana, e fanno subito amicizia. Qualche mese dopo Bjorn e Louise ricevono una lettera dagli amici olandesi, che li invitano per un fine settimana nella loro casa. Dopo qualche momento di indecisione la famiglia danese si convince ad accettare l’invito e parte in macchina alla volta del cottage immerso nella nebbiosa campagna olandese. Fin da subito sono chiare le differenze caratteriali, e Bjorn e Louise scopriranno quanto sia difficile la convivenza… e non solo.

Ebbene, finita la visione, dopo alcuni attimi di stordimento, sono partita a ritroso analizzando il titolo. Non parlare male, affermazione che rimanda alla bibbia, con il versetto che prosegue con un ecumenico “evita le contese, sii mansueto”

Ed è proprio qui il punto. Qual è il prezzo da pagare per essere delle brave persone, in termini di ansia e frustrazione? Quanto ci costa essere sempre perfettamente allineati alla moralità comune, al buon senso e al politicamente corretto? In nome di cosa accettiamo i piccoli soprusi quotidiani? Questi sono i quesiti cardine, portati all’eccesso per piegarsi alla narrazione, su cui si basa Speak No Evil, pellicola del regista danese Christian Tafdrup.

La critica verso una socialità moderna basata su falsi presupposti di cordialità è rappresentata in tutta la sua tragica attualità. Se cercate sangue, viscere e violenza gratuita non la troverete certo in questo film. Qui l’orrore è più sottile, cammina sotto pelle fin dalle prime scene rarefatte, ambientate in una Toscana immutabile e suggestiva.

La tragedia la si trova nei silenzi, nel non detto. Nel canto antico, Lamento della Ninfa di Claudio Monteverdi, che fa da colonna sonora in due scene, una sull’inizio, e l’altra nella sequenza finale tragica e poetica al tempo stesso che, dal punto di vista puramente estetico, mi ha ricordato l’Inferno dantesco delle incisioni di Dorè, in un inevitabile contrappasso. I tormenti delle opere di Bosch, e i soggetti dei pittori fiamminghi.

Si immagina da subito cosa accadrà, anche se non si ha idea della portata degli eventi, ma fino all’ultimo si spera che succeda qualcosa, che un’unica singola scelta cambi il destino. A volte le cose accadono… ma basterebbe così poco.

Miriam Palombi

Lascia un commento