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POSSUM – La recensione

Possum è un film britannico del 2018, scritto e diretto dal regista Mattew Holness. Nonostante non sia una pellicola recente, ultimamente mi sono imbattuta in numerosi commenti del tutto contrastanti, apparsi su gruppi social di estimatori del genere horror. E come ogni volta ho voluto verificare sul campo.

Iniziamo col dire che Possum è sicuramente una visione raffinata e rarefatta. Un horror psicologico dalle forte valenza simbolica, a partire da una macabra filastrocca che il protagonista sovente recita. Ma andiamo per ordine, perché già dalla trama riusciamo a presagire che è sotto la superficie -o sotto la pelle- che bisogna grattare.

Philip è un burattinaio caduto in disgrazia, costretto a tornare nella sua casa d’infanzia, fatiscente e con le tracce di un incendio, dove vive Maurice, uno zio presenza opprimente, con il quale è cresciuto dopo la morte dei genitori. Philip non si separa mai da una borsa di pelle in cui custodisce una marionetta dal volto umano ma dalle sembianze di ragno: durante il suo soggiorno tenterà più volte di sbarazzarsi del burattino, ma la presenza inquietante sembra fare ogni volta ritorno. Si scopre che il reale motivo della visita di Philip è recupera un libro illustrato che ha scritto da ragazzo. Il libro descrive in modo inquietante le origini di Possum, la marionetta-ragno. Al tutto va unita una stanza chiusa a chiave, dei traumi infantili che riemergono piano piano, e la misteriosa scomparsa di un ragazzo avvenuta nel paesino immerso nella brughiera.

Possum è un lungo delirio che lo spettatore vive attraverso Philip, e con cui si riesce perfino a identificare. Le visioni che ossessionano il protagonista si fanno sempre più serrata, impedendo di distinguere chiaramente la realtà. Una su tutte il mostruoso burattino dal volto antropomorfo. Ma quale volto avrebbero gli incubi se riuscissero a tornare dal passato? Se non il nostro? E così Possum ha le fattezze speculari di Philip, ed è per quello che non riesce a separarsene. Non si scappa dal passato, come non si scappa dai nostri tormenti.

Quello che resta dopo la visione è un disagio che attecchisce in profondità, perché ci sono cose non dette e cose che vorremmo non aver compreso, ma che rappresentano la realtà in cui sono cresciuti Philip e Possum, in una malevola e malata simbiosi. Insomma Possum non è certo un horror commerciale, in grado di attrarre il grande pubblico, ma per me è stata una vera sorpresa. Per una volta il ‘chiacchiericcio’ social ha avuto il merito di farmi scoprire un’opera evocativa e straniante.

Miriam Palombi

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